giovedì 30 agosto 2007

Costituzione socialista?

La nuova Costituzione è rifiutata in blocco dall’opposizione, ma è criticata anche dagli chavisti. Più realisti del re, i duri e puri del marxismo considerano la rivoluzione socialista venezuelana una rivoluzione che rischia di fallire. Non sono gruppuscoli da quattro soldi, ma opinionisti che riflettono il pensiero di parte importante del chavismo. Mercoledì scorso si sono espressi su Diario Vea, quotidiano ufficiale del governo. Nella rubrica “Un grano de Maiz”, un opinionista si scaglia contro il nuovo articolo sulla proprietà, ne vengono riconosciute troppe! Pubblica, comunale, cittadina, collettiva, mista, addirittura privata. “Sono forme proprietarie che si inseriscono nella categoria delle proprietà antisociali- sottolinea l’opinionista- forme di proprietà di una sola frazione della società, che necessariamente svilipperanno i propri interessi economici, sociali, politici e si opporranno agli interessi economici, sociali, e politici di tutta la società”. L’autore avrebbe preferito un’unica proprietà: quella statale. Ovviamente la critica, come è prassi, è accompagnata dalla ridondante precisazione che l’autore è fedele alla rivoluzione “Irriverenza nella discussione, fedeltà nell’azione” sostiene Antonio Aponte.
Chváez sul tema della proprietà torna con piacere (l’ha fatto sabato durante assemblea generale dei battaglioni socialisti, e ieri in Alò Presidente), quasi si scusa di non essere così estremo da abolire la proprietà privata, ma ha le sue buone ragioni. I socialismi passati sono falliti proprio per questo, dice, per aver mortificato la proprietà privata. In realtà i modelli produttivi dei socialismi reali sono falliti non per il mancato riconoscimento della proprietà privata, quanto per la mortificazione dell’iniziativa economica del singolo.
Nella nuova Costituzione bolivariana l’iniziativa economica privata non sarà proibita, ma passerà in secondo piano. L’articolo 112 attuale recita: “Tutte le persone possono dedicarsi liberamente all’attività economica di propria preferenza...lo stato garantirà l’iniziativa privata”. Verrà riformato: “Lo stato pomuoverà lo sviluppo di un modello economico produttivo, intermedio, diversificato, e indipendente, fondato sui valori umanistici della cooperazione e la preponderanza degli interessi comuni sopra quelli individuali”. La lettera ribalta il contenuto, l’accenno all’ iniziativa privata scompare, lo Stato recupera centralità e dirige l’economia. La volontà dell’individuo (espresso nel vecchio “di propria preferenza”) passa in secondo piano. I suoi desideri sono assimilati a quelli collettivi ( “preponderanza interessi comuni su quelli individuali”).

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