mercoledì 15 agosto 2007

Renè HiguitaRenè Higuita

Lara, cittadina agricola nell’occidente del paese, la vita non riserva grandi emozioni. Era vero fino a poche settimane fa, ora c’è Renè Higuita. A quarantuno anni, ringiovanito grazie alla chirurgia estetica, il portierone della Colombia veste la maglia dei Guaros Lara. La serie A venezuelana non è la platea dei mondiali, ma con gli 8 mila dollari di compenso mensili potrà fare il reuccio di una cittadina che star del suo calibro si sognava di vederle, figuariamoci di viverci a fianco. Abituato ai lussi, ai fasti peccaminosi della cocaina, a una vista spericolata, l’ex capelluto amico del narcotrafficante Pablo Escobar si ritroverà a mangiare empanadas osservando in lontananza i pascoli.

Dovrà abituarsi alla vita bucolica, che in parte può uccidere più delle periferie di Medellin, ma di noia. Se lo prendono in giro non si arrabbia, lo sfottò è l’unico contorno possibile per un amante degli scandali e delle mode.

Metà pagliaccio metà giocatore l’è sempre stato, l’ultima metà adesso sfuma, la prima cambia i contorni. Lontano dai riflettori, il buffone non può neanche più farlo, vive la propria meritata pensione come mito. A lui lo scettro della più grande figuraccia dei mondiali. Erano gli ottavi di finali di Italia ’90, tempi supplementari. Esce dall’aria palla al piede, sicuro della propria onnipotenza: il camerunense Roger Milla gli soffia il pallone. Goal. Colombia fuori. A lui però il merito della più grande parata del secolo, a Wembley. Guardatela sotto.

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