domenica 19 agosto 2007

La costituzione venezuelana riprende il termine “felicità”. Costituzionalizzare la felicità richiama il dibattito di fine settecento quando, a cavallo tra le due rivoluzioni, la grande rivoluzione ideologica recuperava una parola che, primo, include tutto il dibattito illumunista, secondo, rompe con la tradizione precedente, religiosa, in cui l’uomo poteva essere solo in Dio.
Nella rivendicazione dei diritti naturali con cui si apre la Dichiarazione di Indipendenza americana del 1776 appare il diritto «alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità». E’ proprio il termine “ricerca” a dare alla costituzione americana l’impronta individualista che non perderà mai . La ricerca della felicità, più che la felicità, include il doppio gesto dell’individuo: prima l’ individuazione della felicità, poi il tentativo di perseguirla. Lo Stato fa un passo indietro. In Europa è la rivoluzione francese a proporre una codificazione del diritto alla felicità, con due formulazioni divergenti. La dichiarazione dei diritti del 1789 (simile a quella americana del 1776), inserisce nel preambolo il fine della «felicità di tutti», affidato alla libera iniziativa dei singoli. Ma la costituzione giacobina del giugno 1793 propone, invece, lo strappo, con la formulazione di matrice rousseauiana della «felicità comune» come «fine della società».
Quando Saint-Just, nel marzo del 1794, dichiara che «la felicità è un’idea nuova in Europa», il concetto, nel suo significato politico, è ormai legato strettamente al dirigismo del gruppo di potere giacobino.
In Venezuela la formulazione appare, paradossalmente, venezuelana. Si richiama forse un concetto un po’ datato per essere inserito in un Costituzione contemporanea (la felicità è costituzionalmente debole). La Costituzione recita (se approvata) “Lo Stato promuoverà lo sviluppo di un modello economico produttivo...che garantisca...la maggior somma di felicità possibile”(art. 112), lo fa nell’ambito dell’articolo sull’attività economica .
Vista la collocazione (nell’ambito dell’attività materiale), il concetto di "somma" implica il riconoscimento che la felicità è discorso di somma, quindi di somma sia di singole individualità sia di quantità, con l'evidente riconoscimento che la felicità può implicare differenze sostanziali, tra individui e quanitità, ma l’importante è la somma finale ( la somma di felicità è un’aspirazione più che un dato verificabile) . Lo Stato si riserva il ruolo di coordinamento.
La parolina “possibile” finale (felicità possibile) a me sembra un richiamo ridondante (potrebbe essere somma di felcità impossibile?) che però va calato nella realtà di uno Stato del petrolio.
E’ un richiamo a un senso di realtà che spesso in Venezuela si è perso: proprio per il petrolio molti credono di aver diritto a un livello di felicità altissimo ( felicità assolutamente materiale) con il minimo sforzo. E un problema culturale. Comunque preoccupante sarebbe stato la dicitura “felicità del popolo”.
Art.112:
El Estado promoverá el desarrollo de un Modelo Económico Productivo, intermedio, diversificado e independiente, fundado en los valores humanísticos de la cooperación y la preponderancia de los intereses comunes sobre los individuales, que garantice la satisfacción de las necesidades sociales y materiales del pueblo, la mayor suma de estabilidad política y social y la mayor suma de felicidad posible. Así mismo, fomentará y desarrollará distintas formas de empresas y unidades económicas de propiedad social, tanto directa o comunal como indirecta o estatal, así como empresas y unidades económicas de producción y/o distribución social, pudiendo ser estas de propiedad mixtas entre el Estado, el sector privado y el poder comunal, creando las mejores condiciones para la construcción colectiva y cooperativa de una Economía Socialista.
Lo Stato promuoverà lo sviluppo di un Modello Economico Produttivo, intermedio, diversificato e indipendente, fondato sui lavori umanistici di coperazione e nella preponderanza degli interessi comuni sopra quelli individuali, che garantiscono la soddisfazione delle necessità sociali e materiali del popolo, la maggior somma di stabilità politica e sociale, e la maggior somma di felicità possibile. Quindi fomenterà e svilupperà diverse forme di imprese e unità economiche di proprietà sociale, tanto diretta o comunale come indiretta o statale, così come imprese e unità economiche di produzione e/o distribuzione sociale, che possono essere proprietà mista tra Stato, il settore privato e il potere comunale, e creino le migliori condizioni per la costruzione collettiva e cooperativa di una Economia Socialista.

Nessun commento: