giovedì 23 agosto 2007

La tradizione della "Comune" nella Costituzione venezuelana

L’art.16 della Costituzione che verrà, ripesca un termine tradizionale della sinistra. L’idea di “comune” richiama l’esperienza storica della Comune di Parigi. Del 1871. Un esempio di governo delle masse, con tanto di bandiera rossa, che nacque dalla crisi economica seguita alla guerra franco-prussiana, persa dalla Francia, e si spense dopo due mesi a causa delle cannonate del governo di Versailles.
La Comune parigina ebbe un'impronta marcatamente socialista portò, tra l’altro, all’ abolizione del lavoro notturno in centinaia di panifici parigini e venne osteggiata con insolita veemenza dalle classi alte. Non c’è da meravigliarsi, come spesso accade nella storia, le lotte ideologiche sono le più sanguinose, l’esperimento poteva travolgere tutta la Francia. Furono usati i cannoni.
Nel Venezuela socialista la città sarà un’insieme di varie Comuni “ognuna delle quali costituisce il nucleo spaziale basico e indivisibile dello Stato socialista venezuelano”.
Anche se il tentativo partecipativo viene deriso da molti osservatori, che lo considerano uno strumento chavista di consolidamento del consenso, l’idea di per sé è autenticamente democratica.
Trasferire potere al popolo, chiamarlo a partecipare, a dialogare è un imperativo che la democrazia non può mettere nel cassetto. In Venezuela l’esplosione di partecipazione popolare è avvenuta con un’intensità ignota altrove; una reazione agli ultimi venti anni in cui la democrazia è stata carente proprio nella costruzione del consenso e nel governo delle masse.
Le comunità organizzate sono un’arma a doppio taglio per Chàvez, è vero che appoggiano incondizionatamente il proprio leader e dissuadono l’opposizione (che spesso neanche può entrare nelle zone chaviste), ma è altrettanto vero che mantengono alto il proprio potenziale di lotta per il miglioramento del territorio, sono fonte di instabilità. Denunciano senza paure, mai nulla viene detto contro Chàvez, non lesinano contro i suoi funzionari.
La vita del cittadino, soprattutto nelle zone umili, dovrà essere politica a tutto tondo: militerà nel battaglione socialista (dovrà riunirsi alle 2 tutti i sabati), si iscriverà nella riserva militare, parteciparà alle elezioni di tutti gli organi territoriali, usufruirà delle missioni, e quando ci sarà da andare in piazza, andrà.
L’idea chavista di organizzare l’uomo nella dimensione esclusivamente territoriale ancora una volta ha meno valore per le classi medio-alte, che preferiscono l’associazionismo per interessi (dalla dama che gioca a bridge, all’associazione di montanari).
Il motivo è semplice: nelle zone popolari il territorio è un problema che ha bisogno di risposte collettive. Si parla, ci si unisce, ci si conosce soprattutto a causa dei problemi del territorio, la fognatura, la strada, la delinquenza. Interessi successivi, come passioni letterarie, rimangono sullo sfondo perché bisogna risolvere i bisogni minimi. Si rimane vincolati alla perenne emergenza che riduce la vita a lotta contro il territorio.
Nelle zone alte invece il problema del territorio è già risolto, il legame tra vicini si smorza, l’identità dell’individuo si frantuma, segue i mille rivoli degli interessi personali.

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