giovedì 23 agosto 2007

Patria, socialismo ...e corruzione

“La lotta contro la corruzione non avanza, affonda nella letale profondità dell’impunità...ci sono elementi che indicano come la corruzione cresca invece di ridursi, e penetra in maniera pericolosa nelle istituzioni e a livello popolare”.
Non sono parole dell’opposizione, ma di Josè Vicente Rangel, ex vicepresidente di Chávez, adesso editorialista di Ultimas Noticias, e autentico rivoluzionario.
E’ un commento (editoriale di oggi) onesto: Chávez vinse nel 1998 con la promessa di sconfiggere la corruzione, non l’imperialismo. Ha perso, ha cambiato obiettivo, ma la sua popolarità rimane alta. Rangel riconosce al presidente la buona volontà, ma solo quella. Il problema è ingovernabile. La classe dirigente chavista non è più onesta di quelle precedenti, a volte è proprio la stessa, facce vecchie riconvertite al chavismo. Fonti che ritengo affidabili sostengono che le tangenti nell’ambito degli affari governativi sono aumentate nella percentuale, pochi giorni fa proprio Ultimas Noticias (giornale filochavista ma obiettivo) sottolineava come oramai non si facevano gare di appalto, si usa la licitazione privata. Si sceglie a dito, personalismo che favorisce deviazioni.
La corruzione avanza, e si moltiplica con i prezzi del petrolio. Più il governo sparge ottimismo, più il messaggio viene decodificato in maniera bizzarra: l’ottimismo libere la coscienze, se i soldi ci sono il furto non è furto, la corruzione pura vanità: colpa lieve non grave.
Il caso della valigia con 800 mila dollari intercettata in Argentina (viaggiava con una delegazione di Pdvsa) non rivela nulla, tutti già sapevano. La maledizione è la stessa: si arricchiscono politici e militari sulla retorica della povertà e del popolo. Ad essere arrabbiati sono gli stessi chavisti. La dichiarazione di Rangel è una spia.
E’ probabile che il Venezuela dovrà convivere pacificamente col problema come fa Cuba. Lo stesso Fidel Castro nella biografia a due voci con Ignacio Ramonet, e nelle sue vecchie apparizioni pubbliche, ammetteva che il cancro (la corruzione appunto) che devasta Cuba, e la rivoluzione, non è stato debellato. Sono passati cinquanta anni. In Venezuela quasi dieci: il problema rimane.

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