venerdì 10 agosto 2007

Il progetto di Chávez

Chávez oltre che statista, è una invocazione. In questa veste esclamativa assume un doppio significato: colpevole per l’avversario (la colpa è tua!) e salvatore per i suoi elettori (solo tu puoi risolvere!).
C’è un luogo comune (giustificato) sul capo di Stato più discusso delle Americhe: chi si oppone alle sue politiche difficilmente troverà una sua azione utile. Qualsiasi mossa verrà sempre tacciata come populista o controproducente. Eppure, scavando un po’, c’è almeno un discorso che in parte ha eccitato le emozioni della oligarchia (come la chiama Chàvez), cioè dei suoi avversari, trovandoli d’accordo. Il discorso contro le cliniche private. Quando l’ex-tenente colonnello sostenne che avrebbero dovuto abbassare i prezzi, il suo popolo, che nelle cliniche non ci va, rimase un po’ freddino, l’argomento non interessava loro ma i ricchi e la classe media: terrorizzati dalla sanità pubblica (che in realtà nelle zone interne del Venezuela è migliorata, a Caracas meno) hanno sempre giurato che nel momento del bisogno si sarebbero rivolti alla sanità privata: con prezzi da strozzinaggio. Per un paio di giorni si può spendere oltre duemila dollari (al giorno e al cambio ufficiale). Le cliniche si difendono richiamandosi agli alti costi della sanità, ma la maniera nordamericana d’agire (prima i soldi poi la vita) infastidisce una città dal carattere decisamente tropicale, convinta di avere nei rapporti umani la propria chiave vincente. La sanità privata è insopportabile, soprattutto per i tanti che non hanno l’assicurazione privata ma se arrivano ad avere bisogno di un aiuto medico, si indebitano. E così molti antichavisti hanno applaudito gli strali contro le cliniche: vanno fermate perché guadagnano sul dolore della gente, rianimano te, e i tuoi debiti.
Le cliniche dal canto loro hanno i loro buoni argomenti: i costi di gestione sono alti e devono scaricarli unicamente sul cliente. L’aut aut è ancora più diabolico: se paghi meno hai un servizio peggiore.

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