sabato 21 luglio 2007

43 sequestrati italiani in Venezuea, in tre anni

In tre anni sono stati 43 gli italiani sequestrati, secondo la Fivavis( fondazione italiana di aiuto alle vittime dei sequestri). 11 nello stato Zulia, regione calda e petrolifera all’estremo ovest di Caracas. Uno dei casi più dolorosi è stato il sequestro di Rosina di Brino, rapita il 2 febbraio 2006 e trovata morta pochi giorni dopo. Lasciò incredula e sconvolti gli italovenezuelani, e il presidente Chàvez, anche l’assassinio di Filippo Sindoni, 73enne noto alle cronache locali anche per essere un volto amico della rivoluzione. Sindoni venne prelevato ad un falso posto di blocco il 28 marzo del 2006. Lo troveranno morto il giorno dopo, ucciso per essersi ribellato ad un atto di violenza che non avrebbe mai pensato di subire: imprenditore produttivo e amato, ucciso dalla sua gente.
Il sequestro dello studente Matthew Shortt de Panfilis ha confermato ancora una volta come l’insicurezza personale sia uno degli appuntamenti mancati della rivoluzione bolivariana, anche se ultimamente c’è stato un leggero miglioramento dovuto alle politiche ridistributive del governo. Difficile osservare lo stesso miglioramento alla frontiera dove agiscono indisturbati gruppi interni o in combutta con le Farc: quest’ultime garantiscono maggiore professionalità, ma sono anche più difficili da sconfiggere. Contano su una solida organizzazione. Intanto, dopo le resistenze della classe alta, dovrebbe andare in porto un nuovo provvedimento legislativo che prevede il congelamento dei beni dei familiari della vittima: un provvedimento duro ma necessario. E’ stato suggerito dal governo italiano, memore della lotta vinta contro i sequestri nostrani.

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