domenica 8 luglio 2007

NAPOLI- Un busto di Bolivar dal 5 luglio domina il Parco Virgiliano di Napoli. Figura fiera, retta, severa è posta lì a controllare che il Golfo di Napoli continui ad alimentare le gesta epiche degli eroi: Giuseppe Garibaldi il 7 settembre 1860 entra trionfante nella capitale delle due Sicilie. E’ stata appena abbandonata dal re Francesco II, l’unitá d’Italia incrocia la capitale più instabile del Mediterraneo. Due secoli prima Masaniello, un 7 luglio, inspira una delle rivolte più feroci contro i banchi dell’imposte, sono i giorni di Masaniello e il popolo pensava davvero di fare la rivoluzione, prima della Francia.
Come allora Napoli è inquieta, agitata, incapace di prendere le misure ai problemi: i rifiuti, le periferie, la mancanza di lavoro. Città che danza disperata, tarantolata, ha difficoltà a trovare una sua età dell’oro. Ricade continuamente nelle solite paure, in quel perenne stato d’emergenza con cui ha imparato a convivere. “Adda passà a nuttata” sospirava Eduardo De Filippo, e quel grido smorzato, lanciato agli sgoccioli della seconda guerra mondiale, replicava all’infinito il pianto di una città troppo spesso sconfitta, terra di conquista: romani, bizantini, normanni, spagnoli, e poi di rivolte, tumulti popolari caduti nel nulla: la città, anche liberata, non riesce a ritrovare se stessa, la sua identità è nascosta in un passato indecifrabile. Su di lei si va a poggiare lo sguardo tranquillo, alto e soprattutto ottimista di Bolivar, che morì povero, sconfitto, ma consapevole: fino all’ultimo uomo avrebbe cantato le sue gesta. Nel parco il busto è rivelato da una targa: sopra il nome del Libertador. Non sarà necessaria leggerla per i tanti emigranti italo-venezolani che vivono soprattutto in provincia di Salerno: per loro Bolivar è parte della memoria, lo conoscevano fin dall’arrivo delle navi in Venezuela: la piazza Bolivar, la moneta, le statue. Come Garibaldi è stato simbolo di una lotta che ha percorso i fremiti di libertà di due continenti, Garibaldi esiliato in America Latina, Bolivar che giura sul Montesacro di Roma: entrambi non avranno mai pace, moriranno sconfitti. All’inaugurazione è presente il sindaco Rosa Russo Iervolino, assieme all’ambasciatore La Cava svelano il busto. L’ambasciatore sospira: “Spero che Bolivar contribuisca a mantenere vivi i concetti di giustizia, sovranità, libertà, democrazia e integrazione”. A dare la misura della grandezza del condottiero ci pensa il professore Antonio Scocozza in una conferenza a lui dedicata: “Bolivar fondava repubbliche, mentre in Europa la Santa Alleanza ristabiliva monarchie dappertutto. Bolivar è al cento per cento un repubblicano. Fu un grande uomo senza un grande popolo”.

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