domenica 15 luglio 2007

Rafael LaCava è il nuovo ambasciatore venezuelano in Italia, “Mi sento forte come un leone qui, è come se avessi la criniera” ci accoglie così nell’Ambasciata dei Parioli. Rafael è una sorta di Sarkozy venezuelano: niente intellettualismi, tanto pragmatismo. E’ un uomo felice, frenetico, non sta fermo un momento, punta in alto e non lo nasconde. Le sue parole sono un continuo elogio a Chávez, alla rivoluzione. E’ giovane, può far carriera: “Se c’è da lottare con il Presidente io torno in Venezuela” ma intanto si gode la città eterna tra incontri e dibattiti. Se il chavismo finirà non sarà tra i primi ad essere buttati giù dalla torre: pragmatico va bene per ogni stagione. L’intervista viene concessa via e-mail. La riproduciamo integralmente.
Mi può raccontare brevemente la storia dei suoi genitori? Come, perché arrivarono in Venezuela?
Mio nonno è andato via da Praia a Mare, località della Calabria, nel 1930 e come tanta gente in quell’epoca ed in quelle successive, cercava una destinazione migliore per se stesso e per la sua famiglia. In quel periodo in Italia c’era carestia. Una volta arrivato in Venezuela, con molto sacrificio –come altri immigranti- ha dovuto impegnarsi duramente per integrarsi e crescere. Io mi chiamo come lui, Rafael, e riconosco che ha contribuito molto allo sviluppo della nostra città, la quale gli ha sempre manifestato rispetto. Successivamente mio padre fece lo stesso e nonostante la distanza generazionale siamo stati sempre consapevoli delle radici italiane che abbiamo. Quindi, siamo molto orgogliosi di essere venezuelani e delle radici italiane che abbiamo, avendo preso da queste ultime i valori quali il sacrificio per il lavoro, la famiglia e la solidarietà. Mio padre era tornato in Italia per studiare e qui ha conosciuto mia madre. Si sono sposati, io sono nato a Roma il 3 settembre 1968 e 45 giorni dopo la mia nascita siamo rientrati in Venezuela, arrivando nella più bella città del mondo: Puerto Cabello, città che adoro, amo ed alla quale devo tutto. Mi auguro di poter trascorrere il resto della mia vita cercando di farla conoscere in tutto il mondo e di aiutarla a superare i suoi attuali problemi. Sono poi ritornato in Italia il 15 maggio 2007 con questa nuova carica e consapevole di questa grande responsabilità che mi ha dato Presidente Hugo Chávez.
Ambasciatore, lei è figlio di emigranti. Com’era l’Italia dei racconti dei suoi genitori e quella che vede adesso, si sente di fare una riflessione?
Sì devo fare una riflessione poiché l’Italia è cambiata totalmente nella sua realtà. La visione dei miei nonni era basata sulla ricerca di un nuovo orizzonte. Il paese doveva essere ricostruito dopo la guerra. Col pasar del tempo, l’Italia è diventata il settimo paese più industrializzato del mondo. Oggi giorno l’Italia non è più un Paese di emigranti bensì di immigranti, che vengono dall’Africa, dall’Asia ed anche dal Sudamerica. Italia oggi è un Paese sviluppato tecnologicamente, economicamente, socialmente. Un Paese che ha avuto ed ha ancora una presenza nell’ambito internazionale, che deve continuare nel futuro ad avere un ruolo importante affinché questa visione che galoppa dell’unipolarismo nordamericano venga scartata per un sistema più equo, più umano e solidale, soprattuto meno feroce davanti i piccoli e i più deboli. Questo deve essere il contributo che Paesi come l’Italia devono dare al futuro dell’umanità, confrontandosi con coloro che vogliono portare il mondo in un abisso. Noi speriamo che l’Italia sappia svolgere questo ruolo di contribuire assieme a tutti quelli che come noi alzano la voce, che stanno mettendo il nostro sassolino in questa montagna che rappresenta la ricerca di un miglior mondo possibile.
Parte della comunità italiana in Venezuela è preoccupata dal governo Chávez. I sequestri, la paura delle espropriazioni, la tensione politica, lei cosa può dire per rassicurarli?
Riguardo alle espropriazioni, non credo che esista alcuna prova che a qualcuno è stato tolto un bene o una proprietà al di fuori delle leggi venezuelane o delle leggi approvate da tutti i Paesi, che riguarda facoltà di uno Stato di rilevare proprietà quando queste siano considerate un interesse strategico per il Paese.
Per quel che riguarda il mio Paese in generale: il Venezuela va alla grande. Si vede anche nella presenza di molti imprenditori italiani. Già nel passato si diceva che il governo voleva togliere le case, le macchine, ecc. Mai si toglierà niente a nessuno. Dopo 100 anni che in Italia non si usa più il termine latifondo in Venezuela si continua a lottare contra i “terratenientes” (proprietari terrieri). Vorrei manifestare una cosa che mi ha molto colpito dell’Italia ed è il fatto che non è stato lasciato neanche un centimetro di terra senza essere sfruttato per il benessere del popolo italiano. E’ meraviglioso che gli spazi liberi producano qualcosa. Il territorio venezuelano supera di tre volte quello italiano, il nostro governo ha proposto un nuovo concetto della presenza dello Stato e dei privati per quanto riguarda la terra. Oggi, in Venezuela, ci sono migliaia e migliaia di ettari cui proprietari non possono dimostrarne la proprietà. Da noi c’è il detto che “las cercas caminan de noche” (i recinti si spostano nella notte). Grazie al nostro governo, questa è una cosa che appartiene adesso al passato.
Per quanto riguarda la delinquenza, questo fenomeno è complicato ma il governo ha una visione differente che mira a capovolgere le radici di questo flagello. Oggi lo combattiamo 24 ore su 24 con l’educazione, il lavoro, la salute e tutti gli elementi sociali che deve avere un uomo a sua disposizione. Sappiamo che esiste, che è un problema di tipo strutturale, e ce ne stiamo occupando in forma profonda. Stiamo proponendo nuove leggi che consentano di ristrutturare dalla base i nostri corpi di polizia e con leggi che agiscono sulla delinquenza. E’ un tema che colpisce il Venezuela e tutto il mondo. D’altronde è anche neccesario evidenziare la responsabilità dei mezzi di comunicazione che danno notizie sui crimini, poiché quando sono strumentalizzate possono creare disagio. E’ meglio descrivere la realtà obiettivamente e non in forma strumentale.
L’Italia sta facendo ottimi affari con il Venezuela (Astaldi, Impregilo, Ghella, Anas) se fossi un imprenditore italiano come mi convincerebbe ad investire in Venezuela?
Vi convincerei con i dati e risultati del drastico cambiamento che il governo ha dato a livello economico e sociale. Inoltre, oggi stiamo certificando 350 mila milioni di barili come riserve petrolifere. Nel caso degli imprenditori, basta paragonare le seguenti variabili con i nostri Paesi concorrenti: l’ubicazione geografica; il clima; la stabilità politica; le similitudini tra i nostri popoli; la grande comunità italiana presente in Venezuela –che potrebbe essere una sponda ed un interlocutore; le nostre risorse e materie di base, l’apertura di nuovi ospedali, di dighe; l’ampliazione della rete di telecomunicazioni e d’infraestruttura, ad esempio la costruzione della rete ferroviaria bloccata da interessi USA per 100 anni; nuovi porti; l’incremento della capacità di servizi. Tutto questo ha fatto che il nostro PIL crescesse al 10% interannuale, negli ultimi tre anni (paragonabile soltanto alla Cina). Il nostro mercato cresce a livello esponenziale. Abbiamo restaurato la nostra sovranità ed il nostro paese è rinato dalle ceneri come mai prima. Oggi la nostra ricchezza è a disposizione del popolo. Sono convinto che chiunque voglia investire in Venezuela troverà le garanzie ed opportunità per i prossimi 50 anni, come in nessun altro Paese nel mondo.
Per l’Eni sembra non esserci più spazio, i rapporti sono definitivamente rotti?
Al contrario, l’esperienza dell’ENI, presente nel settore energetico mondiale da moltissimi anni, ha evidenziato che era un errore andarsene dal Venezuela ed ha cambiato la sua visione. Ha capito la nuova proposta del nostro governo e credo, come Ambasciatore venezuelano in Italia, che condivida questo nuovo modello energetico, il quale continua a dare profitto alle imprese straniere presenti sul territorio venezuelano. Oggi l’impostazione dell’ENI è positiva e siamo felici della sua presenza. Applaudo la decisione del Dottor Paolo Scaroni che al più presto cercherò di incontrare per parlare di queste nuove relazioni vincere-vincere (ganar-ganar), diverse dal modello USA dove vincono solo loro.
Sta leggendo i giornali in Italia, come trattano il Venezuela, che idea si è fatto?
Credo che ho tanto lavoro da fare poiché le informazioni divulgate sul Venezuela, sul nostro Presidente, sul processo bolivariano, sono sproporzionate e mancano di obiettività. Questo genera disinformazione ed evidenzia la parzialità delle fonti o dei punti di riferimento nel nostro Paese, si tratti della stampa nazionale italiana o di alcuni mezzi di comunicazione privati venezuelani. Non mi scandalizzo peró sono consapevole del lavoro da fare per spiegare all’opinione pubblica italiana la nostra realtà, chi siamo, cosa facciamo e come lo facciamo.
Già dall’anno ‘99 il processo politico venezuelano è aperto all’ispezione e alla verifica di chiunque voglia. Il nostro processo è un libro aperto dalla A alla Z. Questi sono fatti reali e non chiacchiere. Non abbiamo alcun tabú, né basi o carceri militari segrete, né siamo invasori di altri popoli, né portarori di morte in altri Paesi. Non abbiamo paura di confrontarci riguardo le nostre idee poiché sappiamo che stiamo dando un contributo all’umanità, nella sua ricerca di un mondo migliore. Possediamo risultati e parametri tanto da considerarci all’avanguardia nell’America Latina, un vero laboratorio di nuove idee di questa realtà attuale per l’umanità.

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