domenica 22 luglio 2007

I giovani venezuelani che a Caracas cercano l'America

E’ una lenta costante diaspora. Ragazzi, appena diplomati, da Maracay (2 ore da Caracas), da Valencia (3 ore), dalla costa , da Merida (10 ore) partono. Se cercano l’ ’Mmerica non la trovano oltre frontiera. E’ vicina, più vicina. Bastano pochi spiccioli, meno dello stipendio di un giorno, e raggiungi la metropoli: l’ ’Mmerica è lì. Caracas spaventa per il caos, ammalia pe le luci, non nasconde niente della sua forza: vibra di una vitalità particolare, prima comprime nel suo ventre povertà e ricchezza, poi sputa fuori speranze e disperazione. Il dolore e il lutto la percorre, per i morti ammazzati, le donne abbandonate di cui tutti parlano, tutti sanno rassegnati, ma poi qui c’è anche il potere mediatico, politico ed economico. Qui l’unico futuro possibile. Altrove è terra di miseria anche quando i soldi ci sono: miseria non nei valori, ma nei ritmi di vita appitattiti sulla ripetitività noiosa da paese.
A Caracas il lavoro non manca. La microeconomia della metropoli (servizi) produce migliaia di opportunità per persone poco scolarizzate o per studenti che aspirano al part-time, in modo da conciliare anche l’università o gli istituti privati: dal grafico alla moda.
L’ ottimismo c’è ma in gran parte è ingiustificato: la metropoli è ostica e ingiusta. Lo stipendio a cui questi ragazzi possono aspirare difficilmente supera i150 euro (al cambio parallelo), una somma che azzera i sogni nell’immediato, li rimanda a domani: metà dello sueldo se ne va per la sistemazione notturna, in una zona spesso misera ma non tanto da essere barrio. Quest’ultimo è riservato agli ultimi, non a giovani rampanti. Il barrio è quartiere di contadini che nella metropoli non cercano il sogno americano, ma pochi spiccioli da spedire a casa: moglie e figli vanno sfamati, la loro dignità sa di millenario, sono i volti che vedi ovunque nella miniera, nei campi, nelle fabbriche. Gli ultimi. Lo stipendio però permette pochissimo soprattutto a chi ambisce ad uno stile di vita plasmato sull’eco di un sogno americano che il chavismo non può sotterrare. Sotterrato scorrerebbe sotteraneo, come la religione nei regimi comunisti.
Il denaro circola, si vede, si annusa, si tocca. Sgorga fuori come petrolio, segue traiettorie indecifrabili, si accomula per corruzione o saggezza mercantilistica e poi alimenta, sazia la città: ristoranti sempre pieni, sperpero, gioia di vivere. Il sogno americano è lì, nei centri commerciali, nelle jeep che sfrecciano aggressive, negli eroi del baseball, nel cinema, nella vittoria.
Questo futuro per tanti è lontano, ma la speranza è semplice da coltivare, basta a sé stessa. Ai successi della rivoluzione, ai consigli comunali, al sagrificio per la patria i giovani della diaspora oppongono la bella vita, i profumi, il successo personale. Se c’è un diritto che reclamano è la felicità, la città tranquilla, la carriera: deridono i modi del presidente perché non vogliono essere come lui, beffano la musica folcloristica, deridono il buon senso spicciolo e sentimentale. Sono Occidente e l'occidente è anche crisi di valori. Il loro però è un ottimismo immaturo, perché la maggior parte rimarrà legata a stipendi miseri, vivrà nella paura. All’immediato perpetuo, alla cultura dell’emergenza rispondono con l'oppio del consumo. Basta questo a tirare avanti.

Nessun risparmio per esempio sui profumi francesi o italiani. Importati costano una fortuna, quasi tre settimane di stipendio, ma diventano un sagrificio necessario perché a Caracas l’oligarchia ricca e gli stranieri amano le belle donne. Le vie della felicità e del progresso seguono percorsi sessuali e sentimentali . Nascono nuove figure professionali: la venditrice di profumi a credito. Solitamente sono compratrici isteriche, fanno incetta in aeroporto, rivendono in sei quote mensili. Un vero successo. Così come la notte dello sperpero: impossibile lesinare sulle bevande, il servicio (una bottiglia di rum o vodka da dividere) può costere metà stipendio mensile, ma è un inno al destino e alla sua legge primordiale: fai oggi quello che non potresti fare domani. E il domani è quasi sempre di portafogli che si aprono leggeri. Nessun problema. Ci pensa un embrionale microcredito mutualistico. E’ facile rimanere all’asciutto con stipendi miseri, ma è ancora più facile avere un piccolo prestito dall’amico. A sua volta ne avrà bisogno un giorno una catena che funziona e alimenta: si vive di stenti e speranze. L'America è domani, sempre domani.

Nessun commento: